1 dicembre 2007 nr. 335 “Speciale XXX Conferenza”
Notiziario Sito web www.caffedunant.it ----------------------------------------------------------------------------------  Nota: Massimo Barra, Presidente Nazionale Croce Rossa Italiana, primo fra gli eletti fra i cinque nuovi membri della Commissione Permanente. Vivissime congratulazioni per questo incarico così prestigioso da parte di tutta la redazione del Caffè Dunant.
1 - 30 novembre 2007 Elezione 2007 dei membri della Commissione Permanente Traduzione non ufficiale di Mara Tonini
2 - 29 novembre 2007 CICR – Comunicato stampa 07/122 Decimo anniversario della convenzione sull’interdizione delle mine anti-uomo: i risultati ottenuti sono importanti ma le sfide maggiori persistono. Traduzione non ufficile di Mara Tonini
3 - 19-10-2007 Dichiarazione Decimo anniversario della Convenzione sulla proibizione delle mine antipersona-delle mine antipersona alle munizioni a dispersione. Mobilitarsi per mettere un termine all’impiego delle armi che continuano ad uccidere dopo la fine dei conflitti. Appunti tratti dalla relazione di Peter Herby, capo dell’unità Armi del CICR. Oslo, 18 settembre 2007. Traduzione non ufficiale di Laura Grassi
4 – Mostra fotografica Croce Rossa Italiana Comitato Regionale Valle d’Aosta dal 7 al 22 dicembre 2007 Di Fabrizio Ceton 5 - allegato “Daily Bulletin” XXXma Conferenza Internazionale – 28 Novembre 2007 Coordinatore Matteo Cavallo Traduzioni non ufficiali di Matteo Cavallo e Simon G.Chiossi
6 - Riportiamo da sito web della CRI Quattro importanti notizie riguardanti le attività della XXXma Conferenza Internazionale
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1 - 30 novembre 2007 ELEZIONE 2007 DEI MEMBRI DELLA COMMISSIONE PERMANENTE Traduzione non ufficiale di Mara Tonini
Giovedì 29 novembre, la 30ª Conferenza ha eletto i cinque (5) membri della Commissione Permanente per i prossimi 4 anni. Hanno votato sia le Società Nazionali che i governi.
La terza sessione plenaria della 30ª Conferenza è iniziata con l’elezione dei 5 membri della Commissione Permanente. Il vice-presidente della Conferenza, Annemarie Huber-Hotz (Croce Rossa Svizzera) ha presieduto il procedimento elettorale, a ballottaggio segreto.
I candidati erano nove, due del Continente Africa, due delle Americhe, tre dell’Asia, e due dell’Europa: ogni Società nazionale e Stato aveva a disposizione 5 voti sulla scheda elettorale.
La sig.ra Huber-Hotz ha richiamato gli elettori al rispetto dei Principi Fondamentali e all’equilibrio geografico nella scelta del membro da eleggere.
L’appello di Società Nazionali e Stati ha attestato la presenza di 324 delegazioni, 172 Società Nazionali, 152 Stati, La Federazione Internazionale ed il CICR. La maggioranza assoluta per l’elezione doveva pertanto essere di 163 voti.
E’ stato necessario solo una votazione, come si evince dal seguente risultato :
ELETTI
Dr. Massimo Barra 213 Croce Rossa Italiana
Dr. Mohammed Al-Hadid 211 Mezzaluna Roosa – Giordania
Mr. Adama Diarra 187 Croce Rossa Mali
Mr. Steven E. Carr 182 Croce Rossa Americana
Mr. Eamon Courtenay 165 Croce Rossa Belize
NON-ELETTI
Lady Jocelyn Keith 156 Croce Rossa Nuova Zelanda
Dr. Freddy Karup Pedersen 132 Croce Rossa Danimarca
Mr. William A.Eteki Mboumoua 110 Croce Rossa Cameroun
Mr. Tissa Manilal Abeywickrama 83 Croce Rossa Sri Lanka
Nella foto i cinque nuovi membri della Commissione Permanente:
 Mr Adama Diarra, Croce Rossa Mali; Mr Steven E. Carr, Croce Rossa Americana; Dr Mohammed Al-Hadid, Mezzaluna Rossa Giordana ; Dr Massimo Barra Croce Rossa Italiana; Mr Eamon Courtenay Croce Rossa Belize
©ICRC/T. Gassmann/30.11.07/V-P-CER-
Tratto dal sito della Commissione Permanente della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa: http://www.rcstandcom.info/30th_elections.shtml
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2 - 29 novembre 2007 CICR – Comunicato stampa 07/122 “Decimo anniversario della convenzione sull’interdizione delle mine anti-uomo: i risultati ottenuti sono importanti ma le sfide maggiori persistono. Traduzione non ufficiale di Mara Tonini
Ginevra (CICR) - Importanti progressi sono certamente stati fatti durante l’ultimo decennio per l’ eliminazione delle mine anti-uomo nel mondo, ma il Comitato Internazionale di Croce Rossa (CICR) stima che il decimo anniversario della Convenzione per la messa al bando delle mine anti-uomo (Convenzione di Ottawa) , il 3 dicembre, debba essere per gli Stati l’occasione per meditare sulle sfide maggiori ancora da affrontare.
“La Convenzione di Ottawa ha avuto per numerosi aspetti un notevole successo” afferma Philip Spoerri, direttore di diritto Internazionale al CICR. “Ad oggi 156 Stati hanno aderito alla Convenzione. Dei 50 Stati che hanno prodotto, in passato , queste mine, 34 fanno oggi parte della Convenzione stessa. Ad oggi, gli Stati membri della Convenzione hanno distrutto ca. 42 milioni di mine anti-uomo. L’elenco dei risultati ottenuti si allunga ed è molto impressionante”.
Tuttavia, rimane ancora molto da fare, sottolinea Spoerri:”39 Stati devono ancora sottoscrivere la Convenzione e tutti quelli che l’hanno sottoscritta devono mantenere le promesse a lungo termine fatte alle vittime delle mine anti-uomo e più precisamente l’obbligo di eliminare le mine e di dedicare maggiori risorse ai programmi di cure e di assistenza alle vittime”.
Il CICR , da parte sua dà assistenza alle vittime delle mine anti-uomo e altri ordigni esplosivi di guerra sostenendo il soccorso di urgenza e le cure a lungo termine, unitamente alla ribilitazione fisica.
Incoraggia altresì la prevenzione, come facilitare l’accesso, in totale sicurezza, al cibo e all’acqua e ad altri bisogni di prima necessità.
In Afghanistan, per esempio, quasi 80.000 persone handicappate, di cui più di 40.000 amputate, hanno beneficiato del programma ortopedico del CICR nel corso degli ultimi vent’anni.
“Anche se ormai più nessun incidente prodotto da mine succede in Afganistan, dice Spoerri, abbiamo qui lavoro per i prossimi 40 anni, se vogliamo prenderci cura delle decine di migliaia di vittime delle mine.”
Mashal Mohamed, nove anni, è una di queste vittime. Ha perso una gamba in un incidente causato da una mina a Kabul, tre anni fa. “Le mine anti-uomo continuano a farmi paura “ dichiara la mamma , Zia Mohamed“ ho paura che succeda la stessa cosa ad un altro membro della famiglia. Tutta la nostra vita sarà segnata da questa tragedia”.
“Inoltre, le mine anti-uomo sono i soli ordigni bellici che continuano ad uccidere anche dopo la fine dei conflitti “ aggiunge Spoerri. Il costo in termini umani delle munizioni a dispersione, notoriamente non precise e inaffidabili, è una questione di grandissima importanza che richiede una urgente azione internazionale”.
“Il decimo anniversario della Convenzione di Ottawa è il momento giusto affinché gli Stati esaminino seriamente l’eredità omicida di tutte le armi che continuano ad uccidere anche dopo la cessazione dei conflitti, e si impegnino in modo efficace a chiudere questa eredità”.
Ulteriori informazioni sul sito www.cicr.org
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3 - 19-10-2007 Dichiarazione Decimo anniversario della Convenzione sulla proibizione delle mine antipersona-delle mine antipersona alle munizioni a dispersione. Mobilitarsi per mettere un termine all’impiego delle armi che continuano ad uccidere dopo la fine dei conflitti. Appunti tratti dalla relazione di Peter Herby, capo dell’unità Armi del CICR.
Oslo, 18 settembre 2007.
Traduzione non ufficiale di Laura Grassi
Quello che abbiamo ottenuto qui, a Oslo, al momento della negoziazione del trattato sul divieto delle mine antipersona, dieci anni fa, è stato veramente incredibile. Un centinaio di Stati hanno adottato un trattato che non era composto di alcuna eccezione ne riserva e che non presentava alcuna lacuna.. Per la prima volta nella storia, un’arma che era impiegata in maniera generalizzata praticamente da tutti i paesi del mondo, è stata vietata. E questo non perché l’arma fosse considerata obsoleta, ma per la motivazione del suo terribile impatto sulle popolazioni civili in tutto il mondo.
In retrospettiva, penso che, adesso, si possa dire che ciò che si è ottenuto vada ben oltre le mine antipersona. L’adozione di un trattato sul divieto delle mine ha anche segnato la nascita di una nuova norma “dolce” (non vincolante) che si è iscritta nella “coscienza pubblica”, e che si iscrive anche, poco a poco, nel diritto sotto forma di Convenzione sull’interdizione delle mine antipersona, ma anche del Protocollo del 2003 relativo ai residuati esplosivi di guerra e della Convenzione sulle munizioni a dispersione che sarà conclusa nel 2008. Questa norma ci dice che le armi che continuano ad uccidere dopo la fine dei combattimenti sono odiose ed inaccettabili. Tale norma ci dice che il prezzo terribile che i civili pagano nei conflitti attuali è già sufficientemente grave, ma che l’impiego di armi che continuano ad uccidere e mutilare dei civili durante gli anni, o meglio i decenni dopo il termine dei conflitti è veramente inammissibile.
Se si trattasse di un prodotto ad uso domestico che avesse regolarmente e chiaramente degli effetti secondari e provocare ferite, morte e costi sociali ed economici elevati, è certo che questo prodotto sarebbe rapidamente vietato e ritirato dal mercato. Allora perché per tanti anni, è stato considerato come “ normale” seminare di mine i luoghi che sono così diventati i campi della morte in Cambogia, Afghanistan, Angola, America centrale, e abbandonare questi oggetti sapendo che avrebbero fatto delle vittime tra i contadini e i loro bambini? Perché è stato considerato come ammissibile sganciare decine di milioni di munizioni a dispersione su zone abitate sapendo che molte di queste munizioni sarebbero diventate residuati esplosivi capaci di ammazzare, lasciando poi le comunità colpite a risolvere il problema? E come mai le migliaia, le centinaia di migliaia di tonnellate di munizioni inesplose abbandonate al termine della maggior parte dei conflitti più importanti, è stato considerato come il problema di qualcun altro?
Potrebbe essere il modo di pensare di un’altra epoca, quella della Guerra fredda e di prima della Guerra fredda. Fortunatamente i tempi sono cambiati! Ma resta sicuramente la battaglia quotidiana delle madri senza gambe che cercano di crescere i loro figli e dei figli senza mani che cercano di imparare un mestiere, e anche i campi che non si seminano più e le pance vuote per colpa dei campi abbandonati.
Sicuramente, non si potrà realmente girar la pagina di questo periodo se non quando il trattato sul divieto delle mine sarà divenuto universale, gli obiettivi del Protocollo relativo ai resti esplosivi di guerra saranno pienamente raggiunti e le munizioni a dispersione, eredità delle guerra fredda, saranno state completamente eliminate. Ciò nonostante, in questi dieci anni, abbiamo percorso un cammino lungo, lunghissimo.
Sono ormai passati dieci anni da quando il trattato sul divieto delle mine è stato adottato qui , a Oslo, e credo sia legittimo dire che una norma esiste, per cui gli Stati devono fare tutto ciò che è in loro potere per evitare l’impiego di armi che continuano ad uccidere assumendosi le loro responsabilità per quello che riguarda i residuati esplosivi di guerra. In effetti, riguardo alle mine terrestri, lo studio del CICR fatto su dieci anni ha dimostrato che le precauzioni prese per proteggere i civili, per esempio segnalando, cintando, e sminando i terreni infestati, adesso fanno parte del diritto internazionale umanitario consuetudinario, che è valido per tutte le parti e per tutti i conflitti.
Ma il lavoro è lontano dall’essere terminato. L’applicazione delle norme, che siano “morbide “ o “dure” (vincolanti), e gli sforzi da fornire per impedire la loro erosione rappresentano delle difficoltà grandi almeno quanto la prima elaborazione e chiedano forse più perseveranza. A dieci anni di distanza, siamo in grado di vedere meglio di prima le sfide che ci vengono poste. Permettetemi di elencarne alcune.
Trattato sul divieto delle mine- Affrontiamo una delle fasi più critiche:
Gestire i termini di scadenza dello sminamento a partire dal 2009 in modo da mantenere la credibilità del trattato ed esercitare più pressione possibile sugli Stati affinché terminino i lavori nelle scadenze stabilite o in quelle prolungate in un tempo realistico e stabilito;
Gestire i problemi del rispetto degli impegni: controllando affinché le scadenze supplementari accordate non permettano un “impiego” de facto delle mine antipersona( dovuto al non sminamento) e prendendo dei provvedimenti per reagire alle violazioni- o meglio ancora per prevenire le violazioni dovute al fatto che degli Stati, che immagazzinano un gran numero di mine, non le distruggano entro la scadenza non prorogabile.
Non possiamo concentrarci solo sui risultati positivi e rimandare a dopo questi problemi. Dobbiamo affrontarli nei sei-dodici mesi che seguiranno se non vogliamo recar danno a lungo termine al trattato.
Residuati esplosivi di guerra – Oggi disponiamo solo di un piano d’azione nel quadro del Protocollo relativo ai residuati esplosivi di guerra, ma ciò che ci serve , è una regolamentazione molto ambiziosa e ben strutturata come quella che stabilisce il trattato del divieto delle mine
Bisogna che gli Stati parte del Protocollo, alla prima riunione in novembre, si impegnino ad applicare lo strumento;
Ogni Stato deve stabilire un meccanismo per registrare, conservare e fornire informazioni su tutte le munizioni che ha utilizzato;
Il Protocollo deve fornire un quadro di scambi per regolare il problema dei residuati esplosivi di guerra esistenti.
Munizioni a dispersione – Bisogna continuare ad intensificare la dinamica lanciata dalle moratorie nazionali in previsione di concludere nel 2008 un solido trattato che proibisca le munizioni a dispersione non precise ed affidabili, esercitando più pressione possibile sulle grandi potenze che non hanno ancora deciso se regoleranno questo problema o in che modo procederanno.
Le mine anticarro sono un’altra arma che, al termine di un conflitto ,continua ad uccidere. Sfortunatamente, la mancanza di controlli adeguati sull’impiego delle mine anticarro, è la principale lacuna nell’insieme degli strumenti giuridici che regolano questo campo. Lo smacco più famoso e registrato da dieci anni a questa parte sta nel fatto che gli Stati parte alla Convenzione su certe armi classiche non siano giunti, dopo quattro anni di discussioni, a mettersi d’accordo sulle nuove restrizioni . Ciò solleva anche delle questioni sulla pratica del consenso per l’adozione di nuove norme nel quadro della negoziazione. Incoraggio vivamente i 25 Stati che, per mantenere l’attenzione in questo campo, si sono messi insieme ed impegnati, ad introdurre delle nuove restrizioni rendendo conto pubblicamente dei loro progressi in materia..
Risorse- L’ultima difficoltà, costante, riguarda la mobilitazione delle risorse per togliere le mine ed i resti esplosivi di guerra. Ogni nuovo conflitto, e sicuramente i conflitti molto mediatizzati, scatenano momentaneamente un afflusso di risorse. Ma questa generosità è spesso di breve durata ed il ritmo di rimozione degli ordigni al termine di conflitti meno visibili o dimenticati è per la maggior parte del tempo terribilmente inadeguato. Anche per i più grandi programmi di “pulizia”, come in Afghanistan, bisogna ogni anno lottare per evitare di licenziare del personale. In America latina, il personale formato da poco in questo campo dall’Organizzazione degli Stati americani è stato licenziato al termine della formazione, per mancanza di fondi.
Se possiamo essere contenti della stabilità dei finanziamenti di questi ultimi dieci anni, dovremmo riconsiderare questo in prospettiva. I fondi raccolti, a livello costante servono a togliere le munizioni che, in numero sempre crescente vengono ereditate nei conflitti, .Il loro ammontare totale disponibile a livello mondiale equivale appena al costo del funzionamento dell’apparato di luci di una grande città o alla costruzione di un aereo da combattimento. Questo significa che in mancanza di risorse, numerosi incidenti legati alla presenza di mine si verificheranno mentre avrebbero potuto evitarsi. Sono necessari adesso dei fondi maggiori e stabili per un avvenire prevedibile, fino a quando i nostri sforzi, rivolti alla prevenzione, portino finalmente i loro frutti.
Per concludere, ricordo a tutti di considerarci come custodi, non solo del trattato sul divieto delle mine, ma anche della norma di più ampia portata che ne deriva, secondo la quale bisogna mettere una scadenza all’impiego di armi che continuano ad uccidere dopo un conflitto. Questo deve essere fatto attraverso la prevenzione, nella fase della progettazione, attraverso la distruzione delle scorte esistenti di armi problematiche, così anche sul terreno, attraverso la “pulizia”; e trattandosi di armi come le mine antipersona e le munizioni a dispersione non precise e non affidabili, con il divieto assoluto del loro impiego.
Quando il trattato sulle munizioni a dispersione sarà adottato nel 2008, disporremo di un ampio quadro normativo per impedire che i futuri conflitti non ci riservino una miscela di esplosivi mortali,capaci di fare ciò che nessun combattente sarebbe autorizzato a fare: continuare, una volta concluso il conflitto, ad ammazzare per anni o per decenni. Le norme possono essere scritte dentro a diversi strumenti giuridici, ma sono elaborate dalla stessa preoccupazione morale. Se noi trascuriamo uno dei problemi o uno dei meccanismi giuridici di cui noi disponiamo- sulle mine antipersona, le munizioni a dispersione o i residuati esplosivi di guerra- comprometteremo la sicurezza delle potenziali vittime I successi registrati in un campo potrebbero facilmente essere oscurati per la mancanza di azione in un altro campo.
Se sappiamo realmente sfruttare la visione audace ed ambiziosa alimentata dal movimento in favore del divieto delle mine antipersona, possiamo sperare, che quando guarderemo all’indietro fra dieci anni, vedremo un periodo in cui le mine saranno state eliminate da tutti gli Stati, in cui un solido trattato sulle munizioni a dispersione sarà messo in opera e in cui la minaccia dei residuati esplosivi di guerra sarà stata tolta grazie alla prevenzione, o sarà rapidamente allontanata grazie alla rimozione delle munizioni non esplose.
Originale del testo in lingua francese sulle pagine del «CICR/Focus/Mines Antipesonnel et restes explosifs de guerre» al link: http://www.icrc.org/web/fre/sitefre0.nsf/html/mine-ban-convention-180907
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4 - Mostra fotografica Croce Rossa Italiana Comitato Regionale Valle d’Aosta dal 7 al 22 dicembre 2007
Solo una migliore conoscenza ed una più diffusa applicazione del Diritto Internazionale Umanitario (di cui la Croce Rossa si arroga, a buon diritto, la primogenitura) possono contribuire a rendere meno devastanti gli effetti della guerra, soprattutto nei confronti dei più deboli e indifesi: bambini e anziani.
Con lo scopo rendersi conto di quale importante opera umanitaria svolgano gli uomini e le donne di Croce Rossa nel mondo intero, soprattutto laddove l'idea di umanità corre il rischio di apparire solo una espressione concettuale, il Comitato Regionale Valle d’Aosta della Croce Rossa Italiana, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale e dell’A.I.A.T. di Saint-Vincent, organizza una mostra di documenti e di cimeli dell’associazione dal titolo “Mémoires et Sentiments: la Croce Rossa in Valle d’Aosta e nel mondo” presso la Sala civica di Arte Moderna di Saint-Vincent, in via E. Chanoux a Saint-Vincent.
La mostra, che presenta materiali, strumenti e documenti assolutamente originali e che, di solito, è possibile vedere solo in strutture museali, verrà inaugurata sabato 7 dicembre p.v. alle ore 18.00 e resterà aperta fino a sabato 22 dicembre 2007 con orario 16.30/19.30 dal lunedì al venerdì, e 10.30/12.30 - 16.30/19.30 il sabato e la domenica.
Oltre al materiale di proprietà del Comitato regionale della Valle d’Aosta, gli atti e i cimeli esposti, frutto di una lunga ricerca, sono stati forniti dal Museo della Croce Rossa di Campomorone (GE), dal Corpo militare della CRI – I° Centro di Mobilitazione Piemonte e Valle d’Aosta (TO) – e in particolare dal Comitato Locale di Senigallia (AN) che ha prestato le foto donategli dal fotoreporter Giorgio Pegoli, rappresentati o un uomo o un mezzo di Croce Rossa inseriti in un contesto bellico.
Giorgio Pegoli, giornalista-pubblicista, iscritto anche all’International Federation of Journalist, Cavaliere ufficiale della Repubblica Italiana per i servizi giornalistici di guerra nel mondo, è nato a Senigallia nel 1938 dove tuttora risiede, ove a dieci anni era già fotoamatore.
L’autore dei servizi fotografici è stato sui luoghi di guerra che hanno segnato gli ultimi decenni del secolo appena trascorso: dal Vietnam al Ciad, al Salvador, sino ai più recenti conflitti in Bosnia, Croazia, Albania, Kosovo, Afghanistan e Iraq; la sua opera è ben conosciuta in campo nazionale, come si evince dalle onorificenze ricevute e dal successo delle sue mostre, delle sue pubblicazioni e delle sue collaborazioni.
In archivio ha 30.000 immagini tra negativi a colori e in bianco e nero e può vantare numerose collaborazioni con editori, da Rcs Rizzoli Corriere della Sera a Venerdì di Repubblica a Forum Edictor a Sermig di Torino. Le numerose esperienze sul campo, si sono concretizzate in numerose mostre tra cui indichiamo le più recenti: “Infanzia cancellata dalla guerra”, in collaborazione con il Comune di Senigallia, ottobre/novembre 2005; “Bambini nelle guerre dei grandi”, alla Mole Vanvitelliana di Ancona, dicembre/gennaio 2006.
Per ogni informazione è possibile contattare il mio referente V.d.S. Enrico Ronzio al numero 393-4634353, oppure lo scrivente al numero 346-0862019
Sperando di averVi con noi in una giornata così importante, ringrazio anticipatamente per la disponibilità nella diffusione della presente e si porgo
Cordiali saluti
Il Responsabile Regionale VdA alla Comunicazione esterna Fabrizio CETON
Allegato l'invito alla inaugurazione della mostra
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5 – Scarica allegato “Daily Bulletin” XXXma Conferenza Internazionale – 28 Novembre 2007
La realizzazione del bollettino è stata curata dalla redazione del “Caffè Dunant” sulla base dei Bollettini della XXXma Conferenza Internazionale pubblicati sui siti della Federazione Internazionale e del Comitato Internazionale della Croce Rossa e non ha pertanto alcun carattere ufficiale.
Coordinatore Matteo Cavallo
Traduzioni non ufficiali di Matteo Cavallo e Simon G.Chiossi
Scarica allegato
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6 - XXX Conferenza Internazionale Croce Rossa e Mezzaluna Rossa: Seminario su Conseguenze umanitarie e sulla salute pubblica dell'abuso di sostanze Ginevra 29-11-2007 Organizzato dalla CRI e dalla Federazione, si è svolto nell’ambito della XXX Conferenza Internazionale il Seminario “Conseguenze umanitarie e sulla salute pubblica dell’abuso di sostanze”. Presenti 98 Delegati di 43 Società Nazionali e Governi. Introdotti da Massimo Barra, nella sua qualità di Presidente del Rome Consensus, Raymond Kendall, già Segretario Generale dell’Interpol, Emmanuel Reinert, direttore del Senlis Council, Jocelin Keith, membro della Commissione Salute della Federazione e Giancarlo Rodoquino, volontario della CRI e di Villa Maraini hanno presentato relazioni su attività, progetti ed esperienze personali. Intenso ed emozionante il successivo dibattito, che ha impegnato i partecipanti ben oltre l’orario previsto per il termine del Seminario. “Questo grave problema umanitario, che coinvolge più di 200 milioni di persone nel mondo, vede il Movimento impegnato da 85 anni. E’ del 1922, infatti, la I Risoluzione sulla Droga adottata a Bangkok durante la I Conferenza Asiatica di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa” ha dichiarato Oscar Zuluaga, Rappresentante Speciale del Rome Consensus. Particolarmente apprezzato l’intervento di Giancarlo Rodoquino, che ha raccontato come in 10 anni di attività abbia salvato la vita di oltre 500 tossicomani in overdose, e ha indotto il Delegato del Costarica a dire “Ci vorrebbero, nel mondo, centinaia di Giancarlo”. --------------------------------------- FICR, Assemblea Generale: adottato all'unanimita' rapporto finale Ginevra 26-11-2007
Nella veste di Presidente del Comitato di Redazione, il Presidente Nazionale della CRI ha presentato il 22 novembre il rapporto finale dei lavori dell’Assemblea Generale della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, riunitasi per la 16^ sessione a Ginevra, nell’ambito delle riunioni statutarie del Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.
Il testo, adottato all’unanimità dall’Assemblea riunita in sessione plenaria, mette evidenza come i tre temi principali discussi durante i lavori, ovvero il cambiamento climatico, la violenza e la salute pubblica siano correlati e vengano identificati come le sfide principali che le 186 Società Nazionali, la Federazione ed il Comitato Internazionale sono e saranno chiamati ad affrontare nel prossimo futuro.
A sottolineare l’importanza della diversità all’interno del Movimento Internazionale, il rapporto è stato enunciato in tre delle quattro lingue ufficiali (Inglese, Francese e Spagnolo).
Il documento al link: -scarica-
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L’Assemblea Generale della Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa ha approvato il 22 novembre a Ginevra il Rapporto della Commissione Sviluppo presentato dal Presidente della Commissione Massimo Barra.
Il testo al link: -scarica-
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FICR: approvato nuovo Statuto Ginevra 22-11-2007
L’Assemblea Generale della Federazione ha approvato il 21 novembre il nuovo Statuto della Federazione. Lo Statuto si apre con il presente solenne preambolo:
“Noi, le Società Nazionali della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa che formiamo l’assise e costituiamo la forza vitale del Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, abbiamo fondato nel 1919 la Lega della Società di Croce Rossa come 'organizzazione privata, senza carattere politico, governativo o confessionale, per prevenire, diminuire e soccorrere le miserie causate dalle malattie e dalle grandi catastrofi' in uno sforzo sistematico. Noi siamo determinate a proteggere la dignità umana ed a migliorare le condizioni di vita delle persone vulnerabili mobilizzando il potere dell’umanità. Noi conduciamo le nostre attività umanitarie conformemente ai Principi Fondamentali del Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa: Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontariato, Unità e Universalità. Per alleggerire le sofferenze umane noi lavoriamo come ausiliari dei nostri poteri pubblici nel campo umanitario e per il tramite della nostra rete mondiale di Società Nazionali e del Movimento. Per assicurare il coordinamento delle nostre attività internazionali, la definzione e la messa in opera di norme e di politiche comuni, lo sviluppo organizzativo, il rinforzo delle capacità e una gestione internazionale efficace delle catastrofi, così come per avere una presenza internazionale ed essere riconosciute nel mondo come partner nel campo dell’assistenza umanitaria, noi abbiamo deciso di unirci e di costituire una Istituzione internazionale chiamata la 'Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa' il cui obiettivo generale è di ispirare, incoraggiare, facilitare e far progredire in ogni tempo e ogni forma l’azione umanitaria. E' con questi obiettivi in mente che noi emaniamo le disposizoni statutarie di questa Istituzione internazionale e i relativi diritti e doveri che ci impegnamo a rispettare. Noi riaffermiamo inoltre che i motti 'Inter arma caritas' e 'Per humanitatem ad pace' esprimono insieme gli ideali del Movimento". |