4 NOVEMBRE 1999 nr. 42 Notiziario a cura del Museo Internazionale Croce Rossa Castiglione delle Stiviere (MN) ----------------------------------------------------------------------------------
1- ICRC news nr. 43 del 28 ottobre 1999 Traduzione di Roberto Arno' 2- Comunicato Stampa Federazione nr.37/99: Appello della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa in favore delle vittime dello stato di Orissa. Ginevra 1 novembre 1999. Traduzione di Alessandra Sorrenti 3- " Un futuro per il diritto internazionale umanitario e i suoi principi" di Paul Grossrieder - Articolo pubblicato dulla Revue volume 81 nr.833 Marzo 1999 - Tradotto da Alessandra Sorrenti
-------------- 1 ----------------- ICRC NEWS 43 28 ottobre 1999 SOMMARIO REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO: IL CICR RIAPRE L'UFFICIO DI BUNIA: Il 13 ottobre, il CICR ha riaperto il proprio ufficio a Bunia, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo. L'ufficio, situato nel distretto di Ituri, vicino al confine ugandese, era chiuso dall'agosto del 1998. TIMOR EST: PRIMA DISTRIBUZIONE DI SOCCORSI ELITRASPORTATI: Il CICR ha avviato la distribuzione di generi di prima necessità nei villaggi isolati tra le montagne di Timor Est. Il 26 ottobre, un elicottero affittato dal CICR ha portato 12.5 tonnellate di generi alimentari e di altro materiale dalla città di Aileu al villaggio di Hato Builico, che si trova a 2 mila metri di altitudine nel distretto centrale di Ainaro. TIMOR EST: IL CICR RACCOGLIE 10 MILA MESSAGGI DI FAMIGLIARI SEPARATI: "Sto bene". Questo si legge sulle cartoline dove i mittenti indicano il proprio nome ed elencano tutti i membri della famiglia che si trovano con loro. Sono messaggi brevi ed essenziali, ma della massima importanza per chi ha perso i contatti con i propri famigliari nel corso degli eventi verificatisi a Timor Est all'inizio di settembre. COLOMBIA: POLIZIOTTI FERITI CONSEGNATI AL CICR: Sabato 23 ottobre, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC), la principale forza di guerriglia nel paese, hanno consegnato ai delegati del CICR ed ai volontari della Croce-Rossa Colombiana due poliziotti feriti nel corso di un conflitto a fuoco. -------------- 2 ----------------- COMUNICATO STAMPA - CICLONE IN INDIA 37/99 Ginevra, 1 novembre 1999 APPELLO DELLA CROCE ROSSA E DELLA MEZZALUNA ROSSA IN FAVORE DELLE VITTIME DELLO STATO DI ORISSA La Federazione internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa ha lanciato oggi un appello per la raccolta di 4 milioni di franchi svizzeri per portare con urgenza aiuto alle migliaia di persone che si trovano senza riparo né mezzi di sussistenza dopo il passaggio del ciclone che ha devastato la costa orientale dell'India nel fine settimana. Questo ciclone è il più devastante che si sia abbattuto sulla regione negli ultimi 30 anni. "Alcuni specialisti nel soccorso in caso di catastrofe venuti da Delhi e Dhaka sono già sul posto con la Croce Rossa indiana per valutare le necessità. Finora, abbiamo visto migliaia di famiglie che avevano disperatamente bisogno di riparo, di coperte, di cibo e medicine" riferisce Geoffrey Dennis, capo delle delegazione delle Federazione internazionale sul posto. Questo ciclone, i cui venti hanno raggiunto i 260 km/h di velocità, è il secondo che si è abbattuto in due settimane su una regione già poverissima. Durante il primo ciclone, migliaia di persone avevano trovato rifugio nei ripari installati in precedenza dalla Croce Rossa. Squadre di volontari della Croce Rossa indiana, inviati in rinforzo dopo la prima tempesta, aiutano attualmente le autorità locali a distribuire i viveri, vestiti e materiali per costruire dei ripari alle vittime del secondo ciclone. Quest'ultimo ha colpito la zona meridionale dello stato di Orissa, trascinando con sé al suo passaggio centinaia di migliaia di abitazioni, devastando i campi coltivati e sradicando le linee elettriche. Si pensa che migliaia di persone abbiano trovato la morte a causa delle inondazioni di vastissima portata che hanno colpito i distretti di Ganjam, Jagatsinghpur, Kendrapara, Puri e Bhubaneshwar. La squadra di valutazione aiuterà a rintracciare le famiglie più vulnerabili e coordinerà i soccorsi col governo indiano e altre organizzazioni presenti nella regione. Le autorità pubbliche si occupano già dell'approvvigionamento d'acqua, ma la Croce Rossa esaminerà nuovamente la situazione nel caso in cui fosse necessario un aiuto supplementare. Per ogni ulteriore informazione o per interviste, rivolgersi a: Cathy Mahoney, addetto stampa Tel: (41-22) 079 416 3881 Jessica Barry, addetto stampa Tel: (41-22) 730 43 47 La Federazione internazionale, il CICR e le Società nazionali di Croce Rosse e di Mezzaluna Rossa costituiscono insieme il Movimento internazionale di Croce Rosse e di Mezzaluna Rossa. -------------- 3 ----------------- UN FUTURO PER IL DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO E I SUOI PRINCIPI? di Paul Grossrieder Si può essere solo buoni in un mondo di malvagi? Machiavelli Se la fine della guerra fredda avesse dato origine a un mondo senza guerra, il diritto internazionale umanitario e i suoi principi sarebbero divenuti sorpassati. E il mondo avrebbe dovuto rallegrarsi, se la fine della divisione ideologica del mondo avesse portato ad un periodo storico senza guerra. Ahimè, coloro che avevano annunciato un'era di pace hanno dovuto ricredersi. Ai contrasti tra oriente e occidente è seguita una formidabile confusione dopo qualche breve manifestazione amichevole. I nazionalismi fanatici, le esclusioni etniche, gli scontri religiosi e anche un genocidio hanno infiammato l'Africa, i Balcani e certe repubbliche della Comunità degli Stati indipendenti. Bisogna dunque perdere completamente fiducia negli uomini? La risposta di un'istituzione che ispira e difende il diritto internazionale umanitario è negativa. Il realismo di questo diritto e dei suoi principi, abbinato al rifiuto dell'inumanità dei conflitti armati, tiene viva la speranza. Ma l'azione in favore delle vittime non funziona senza sforzi e senza condizioni per i differenti attori della violenza. Prima di giungere alle attuali situazioni di conflitto, tornare alla storia della messa in atto e dell'evoluzione del diritto internazionale umanitario può aiutare a riflettere e chiarire il senso delle nuove iniziative. Questo richiamo storico aiuta a comprendere come il CICR abbia saputo far progredire i propri interventi e il diritto internazionale umanitario in differenti momenti di transizione, e invita a fare una scelta analoga per il momento presente. L'idea fondatrice Troppo spesso, l'idea umanitaria della Croce Rossa è banalizzata e ridotta ad azione caritatevole, qualunque essa sia. Certamente, l'azione umanitaria cerca di fare del bene, ma in contesti in cui "fare del bene" non è per nulla evidente. Così, Henry Dunant in Un ricordo di Solferino, nello stesso momento in cui si rende conto della crudeltà dei combattimenti, avanza un'idea molto originale: le vittime, tutte le vittime sono neutrali. Una cosa hanno in comune tutti i feriti ed è la loro umanità. Tutti sono degli esseri umani e tutti meritano il trattamento dovuto alla loro persona, che appartengano agli alleati o al nemico. "Non appartengono più ad un esercito, ma popolano uno spazio insieme doloroso e felice: lo spazio neutro della vittima1". Non si tratta più di curare i 'miei' feriti perché appartengono al mio esercito, ma di aiutare tutte le vittime perché sono tutte degli esseri umani. Lo strumento di questa umanità condivisa, proprio durante la guerra, sarà la Croce Rossa, che ispirerà le uniche disposizioni giuridiche internazionali applicabili per tutti in guerra, il diritto umanitario. Questo diritto prevede che gli attori della guerra abbiano lo stesso comportamento riguardo ai feriti, i prigionieri e le popolazioni civili. I principi d'umanità del diritto umanitario sono allo stesso tempo quelli più comuni nella retorica dominante degli incontri internazionali, ma anche quelli più dimenticati e rifiutati nelle forme attuali di conflitto. C'è una differenza abissale tra le dichiarazioni e la realtà. Un po' come se si affermassero con più forza i principi umanitari che si è convinti che non si applichino alle guerre complesse d'oggigiorno. Visite ai prigionieri di guerra Nei conflitti internazionali, dopo quello del 1914-1918, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha cercato, generalmente riuscendoci, di visitare i campi dei prigionieri di guerra. Ha anche creato l'Agenzia internazionale dei prigionieri di guerra, divenuta poi l'Agenzia centrale delle Ricerche. Le potenze detentrici hanno in genere consentito al CICR di visitare i prigionieri che trattenevano. Tra i più grandi fallimenti, ricordiamo l'accesso negato ai prigionieri detenuti dall'URSS durante la Seconda Guerra Mondiale, come ai prigionieri sovietici in Germania. In seguito, il CICR non ha avuto accesso ai prigionieri detenuti nel Vietnam del Nord. Il principio è sempre lo stesso: benché siano appartenenti all'esercito nemico, questi prigionieri hanno diritto ad un trattamento che rispetti la loro dignità di uomini. Lo stesso principio di umanità avrebbe dovuto portare il CICR a preoccuparsi delle vittime del genocidio nazista appena ne avesse avuto notizia. Malgrado tutto, alcuni delegati hanno profuso sforzi considerevoli. Il delegato a Budapest, Friedrich Born, per esempio, ha ammirevolmente lavorato in tal senso nei limiti delle sue possibilità. Visite ai detenuti politici. Preoccupato di sviluppare le proprie attività secondo i principi del diritto internazionale umanitario, il CICR ha progressivamente elargito le sue visite ai detenuti politici e di sicurezza nelle situazioni di tensioni interne. Come scrive Jacques Moreillon nella sua tesi Il Comitato internazionale della Croce Rossa e la protezione dei detenuti politici: "Il motore essenziale - si potrebbe quasi dire quasi 'esistenziale' - del CICR è il suo diritto d'iniziativa umanitaria [...] qualunque sia lo stato degli individui, il CICR ha sempre visto l'uomo al di là dell'uniforme. Per esso, il trattamento di ogni essere umano non deve dipendere per nulla dalla sua condizione giuridica. In ogni tempo, in ogni luogo, le sofferenze inutili devono essere evitate e la dignità dell'uomo rispettata".2 L'evoluzione e l'adattamento della pratica del CICR in favore dei detenuti politici si fonda sempre sul principio del diritto internazionale umanitario che prevede che in caso di conflitto o di tensione, la vittima abbia diritto alla protezione e all'assistenza, quali siano la sua origine e la sua situazione. Si tiene conto solamente della sua qualità di vittima e il suo diritto al rispetto dovuto ad ogni essere umano. Per mostrare l'interesse delle visite ai detenuti di sicurezza, citiamo Jacques Freymond per il quale erano " uno dei mezzi più direttamente utilizzabili e più efficaci per frenare l'escalation della violenza. La vittima 'protetta' cessa di essere strumento di guerra per divenire prova che la conciliazione è possibile. La protezione dei diritti dei prigionieri politici è una delle prime condizioni a delle soluzioni negoziate dei grandi problemi di fronte ai quali si trovano le nostre società".3 I movimenti di liberazione. Negli anni 70, la proliferazione dei movimenti di liberazione nelle regioni colonizzate dalle potenze europee ha posto il CICR di fronte a questioni molto delicate. I metodi utilizzati da certi di loro - talvolta di natura terrorista - complicano di più la scelta cui si trova di fronte il CICR: la lettura del rapporto di un gruppo di studi dell'Istituto universitario di studi superiori internazionali, diretto da Jacques Freymond, sul tema "Movimenti politici armati e principi umanitari"4, fa comprendere la grande tensione che regnava all'epoca quanto all'orientamento da prendere. Una volta in più, per far vivere il diritto umanitario e il suo spirito, il CICR si doveva adattare a delle situazioni inediti che si allontanavano dai conflitti armati conosciuti fino a quel momento. La condotta presa a quell'epoca è di un'importanza tale per il CICR che è utile ricordare le riflessioni che hanno portato finalmente al II Protocollo del 19775, il cui significato per lo sviluppo del diritto internazionale umanitario è spesso sottovalutato. Il ragionamento soggiacente a questa evoluzione è molto semplice: il cambiamento delle forme di conflitto armato deve portare ad un'evoluzione delle Convenzioni di Ginevra del 1949. Senza di esso, proprio l'universalità dei principi umanitari potrebbe essere messa in causa. L'intransigenza riguardo ai movimenti di liberazione è considerata come una trappola, poiché potrebbe portare all'estremismo. Molti di questi movimenti, desiderosi di essere riconosciuti, avevano preso contatti col CICR e dichiarato di voler rispettare i principi del diritto internazionale umanitario. Tuttavia, domandando un'evoluzione di tale diritto, il gruppo di studi non voleva, in nessun modo, fare l'apologia della violenza, da qualsiasi parte venga. Il rapporto concludeva che "un trattamento umano del nemico non solo aumenta il prestigio di colui che lo pratica, ma frena anche la scalata di violenze indiscriminate". Sul piano politico, il CICR ha argomentato che i contatti con i movimenti di liberazione erano di grande interesse per gli Stati contro i quali si ribellavano, in particolare, quando i soldati di un esercito regolare cadevano in mano di gruppi ribelli. Jacques Freymond, responsabile del gruppo di studi, ricorda che il rapporto è stato "violentemente criticato da alcuni, favorevolmente accolto da altri".6 Malgrado queste difficoltà, il CICR si è lanciato in una negoziazione che è terminata con la firma del II Protocollo, che incarna tutta la filosofia sulla quale si è fondato per condurre le proprie operazioni nel periodo di conflitti tra i governi e movimenti di liberazione. Il II Protocollo è il risultato di una volontà di adattare il diritto internazionale umanitario a nuove forme di conflitto. Nuove forme di conflitto. Non c'è dubbio che al giorno d'oggi la maggior parte dei conflitti siano entrati in una nuova fase. Un'evoluzione, soprattutto politica, sarebbe necessaria per trovare una soluzione a tali conflitti e bisognerebbe stabilire delle norme umanitarie che siano accettate da tutti gli attori delle nuove forme di violenza armata. In una sorta di 'nuovo Medioevo', come suggerisce Pierre Hassner, l'ordine dei trattati di Westfalia, fondato sulla territorialità e la sovranità degli Stati, è messo in dubbio. Gli Stati non hanno più il monopolio della violenza politica. A differenza dei movimenti di liberazione, i gruppi d'uomini che causano delle guerre oggigiorno non cercano in genere di creare un ordine statale. Sono individui che difendono un'etnia, una religione, dei valori transnazionali. Pertanto abbiamo questi individui che, come i governi che rispondono con le armi alle loro aggressioni, conducono davvero delle guerre. Questi nuovi attori non sono semplicemente dei banditi di strada. Essi si appoggiano, tra l'altro, a delle potenze occidentali, ai loro ordini e al loro sistema ideologico. Certamente, i nuovi attori dei conflitti non sono facili da identificare. Le loro intenzioni politiche variano da un contesto all'altro. Talvolta il loro unico scopo è annientare il nemico. Talvolta le loro motivazioni sono unicamente di carattere economico. Ma è sicuro che i nuovi conflitti interni, estremamente crudeli, corrispondono alla messa in atto di nuovi sistemi transnazionali, nazionali e regionali. Al di là dei comportamenti criminali si profilano dei conflitti di natura politica. Non c'è dunque motivo di lasciare che tali conflitti abbiano luogo al di fuori di ogni principio umanitario. Altrimenti bisognerebbe rassegnarsi all'abbandono completo dell'esigenza minima di umanità nei conflitti, che ha costantemente ispirato il diritto internazionale umanitario. Di fronte a queste nuove forme di conflitto armato, il CICR deve, come nelle fasi storiche precedenti, far conoscere e adattare il diritto internazionale umanitario a questi nuovi attori, se fossero responsabili di atti terroristici. Come all'epoca dei movimenti di liberazione, una distinzione va fatta tra la natura - talvolta inammissibile - di certe azioni da un lato e dall'altro il rispetto dei principi umanitari da parte di tutte le parti coinvolte in un conflitto e il rifiuto degli attacchi indiscriminati. In fin dei conti, questi ultimi non sono nell'interesse di nessuno e hanno l'unico effetto di alimentare l'ingranaggio della violenza. Il rispetto dello spirito di Solferino è a questo prezzo. Dal lato politico, il grande rischio viene dalla criminalizzazione pura e semplice degli attori della violenza da parte dei regimi in atto e da parte delle potenze stabilite. Screditare così degli attori di rivendicazioni politiche certe e ridurre le loro iniziative ad atti criminali vorrebbe dire disprezzare i principi del diritto internazionale umanitario, minacciato nella sua stessa essenza. Reazioni che si basassero unicamente sull'aspetto criminale di certi atti terroristici non farebbero che alimentare la violenza e annunciare la fine dei principi umanitari. Tuttavia, difendere i principi umanitari nei contesti conflittuali d'oggigiorno non è affatto difendere l'utilizzo di mezzi e gesti inaccettabili. Lo stesso vale d'altronde per ogni reazione indiscriminata. Ciò che il CICR deve cercare è l'accettazione e rispetto di un minimo di umanità nei nuovi contesti conflittuali, senza però mettersi a giudicare la validità di questa o quella causa. Il ritorno alla guerra totale e selvaggia non farebbe che creare una spirale senza fine di violenza cieca e indiscriminata, al di fuori di qualsiasi regola che preservi il principio di umanità. I principi umanitari oggi Come successo durante le guerre di liberazione, è in funzione delle circostanze e delle informazioni delle quali dispone che il CICR deve oggi fare delle scelte, che deve distinguere, tra gli atti di violenza armata, ciò che concerne il diritto comune da ciò che appartiene al campo dell'azione politica e dunque riguarda il diritto internazionale umanitario e i suoi principi. Il compito è ancora più arduo che nel periodo della guerra fredda, quando la difesa del diritto internazionale umanitario poteva beneficiare di una certa strumentalizzazione politica. Oggi, il CICR si trova di fronte a una congiuntura politica che non offre più le stesse occasioni di strumentalizzazione di questo diritto. Bisogna anche che gli Stati e i nuovi attori della violenza armata siano sensibilizzati all'indispensabile rispetto dei principi umanitari nelle fasi attuali dei conflitti, malgrado l'immensa difficoltà e l'estrema complessità di queste situazioni. Gli scambi bilaterali e multilaterali con tutti gli attori interessati dovrebbero intensificarsi e moltiplicarsi, a rischio di perdere altrimenti l'acquisizione del diritto internazionale umanitario e i suoi principi. Se la retorica umanitaria vuol mantenere un senso, deve includere queste nuove problematiche nella sua riflessione e nella sua azione. Ciò riguarda i governi e gli attori che contestano con le armi i sistemi nazionali e internazionali in atto. Nel corso delle evoluzioni storiche precedenti delle forme di conflitto, sono state trovate delle strade per salvaguardare concretamente il diritto e i principi umanitari; sarebbe drammatico se, davanti alle evoluzioni presenti, la società internazionale regredisse e cedesse da ogni parte alla tentazione dell'inumanità. Paul Grossieder è direttore generale del Comitato Internazionale della Croce Rossa. 1 Jean-Christophe Rufin, L'avventura umanitaria, Gallimard, Parigi, 1994, p.50. 2 Jacques Moreillon, Il Comitato internazionale della Croce Rossa e la protezione dei detenuti politici, Istituto Henry Dunant /Edizioni L'Âge d'Homme, Losanna, 1973, pp. 231-232. 3 Jacques Freymond, "Violenza e qualità della vita", in Menschenrechte Föderalismus Demokratie, Zurigo, 1979, p. 140. 4 Jacques Freymond e Thierry Hentsch, "Limiti alla violenza", Ginevra, 1973. 5 Protocollo addizionale alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 relativo ala protezione delle vittime di conflitti armati non internazionali , adottato l'8 giugno 1977. 6 Jacques Freymond, Guerre, Rivoluzioni, Croce Rossa, Istituto universitario di studi superiori internazionali, Ginevra, 1976, p. 111. |