21 DICEMBRE 1999 nr. 45 Notiziario a cura del Museo Internazionale Croce Rossa Castiglione delle Stiviere (MN) ----------------------------------------------------------------------------------
1- Auguri 2- ICRC NEWS nr. 48 del 2.12.99 traduzione di Luigi Micco 3- ICRC NEWS nr.49 del 10.12.99 traduzione di Luigi Micco 4-"Diritto Internazionale Umanitario, persino in guerra ci sono dei limiti" Conferenza del Presidente CICR Cornelio Sommaruga Sanremo, Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, 22.11.99
------------ 1 ------------- La redazione mi ha dato il compito di fare gli auguri, ho a lungo cercato parole diverse, le ho trovate nella semplice poesia che quest'anno mio figlio Manuel reciterà per Natale. Poesia che divido con Voi. POESIA DI NATALE Nell'aria è sospesa una trepida attesa. Si è accesa una luce. Un desiderio di pace brilla nel cuore di chi aspetta con grande amore. C'è festa intorno a noi! Ma c'è anche chi soffre e chi muore, e chi è solo nel dolore: non si può esser felici se si è senza amici! Perciò vogliamo esser buoni non solo per ricevere i doni, ma perché così dimostriamo a tutti quanto li amiamo. E Gesù, tu che lo puoi Fa che pace, gioia e serenità Rimangano sempre fra noi. Buon natale dalla redazione di Caffè…. Valter Riva ------------- 2 ------------- ICRC NEWS 48 del 2.12.99 ALGERIA: IL CICR COMPLETA LA PRIMA SERIE DI VISITE AI DETENUTI A seguito di un accordo con il governo algerino, il CICR ha portato a termine un primo giro di visite, tra il 10 e il 15 novembre 1999, a tutti i detenuti sotto la responsabilità delle Corti di Giustizia di Algeri, Annaba ed Oran. NIGERIA: IL CICR E LA CROCE ROSSA NIGERIANA AIUTANO LE VITTIME DEGLI SCONTRI Tra il 10 e il 25 novembre, violenti scontri sono scoppiati tra le comunità Yoruba e Hausa nell'area densamente popolata di Ketu, nella regione di Lagos, per il controllo dei mercati e la riscossione delle imposte. SRI LANKA: RILASCIATI SOTTO GLI AUSPICI DEL CICR I SOLDATI CATTURATI Il 27 novembre il "Liberation Tigers of Tamil Eelam" (LTTE) ha rilasciato sette soldati dell'esercito dello Sri Lanka sotto gli auspici del CICR. I soldati sono stati affidati alle autorità militari dello Sri Lanka il giorno stesso dai delegati del CICR. FILIPPINE/MINDANAO: OLTRE 3000 FAMIGLIE SFOLLATE RICEVONO AIUTI DALLA CROCE ROSSA Tra il 17 e il 24 novembre il CICR, in collaborazione con la Società Nazionale Filippina di Croce Rossa (PNRC), ha fornito l'assistenza di emergenza per oltre 3150 famiglie sfollate a causa degli scontri tra le forze armate Filippine e il Moro Islamic Liberation Front (MILF), sull'isola di Mindanao. TIMOR EST: RIPARO DALLA PIOGGIA: L'alloggio temporaneo di Maria, di due stanze, è lungo 6 metri, largo 4 ed alto 2, ed è fatto di assi di legno coperte da teli di plastica. È stato costruito in sei ore, da tre membri del CICR come unità dimostrativa per gli altri campi di accoglienza che hanno ricevuto gli stessi materiali di base: 500 chiodi, tre martelli, una sega, un coltello, un metro e le istruzioni per completarlo secondo i piani. ------------- 3 ------------- ICRC NEWS n. 49 del 10.12.99 FEDERAZIONE RUSSA/ CAUCASO DEL NORD: IL CICR FA UN PASSO AVANTI NELL'AIUTO MEDICO A INGUSHETIA: Sempre più gente sfugge dai combattimenti in Cecenia e gli ospedali di Ingushetia hanno alcune difficoltà legate all'aumento del numero di pazienti, la maggior parte dei quali nei reparti di maternità e pediatria. SRI LANKA: ASSISTENZA PER 30000 SFOLLATI: Durante il mese di novembre il CICR ha assistito 30000 civili dello Sri Lanka sfollati nella regione settentrionale dell'isola a seguito delle offensive lanciate il primo novembre dal "Liberation Tigers of Tamil Eelam". SRI LANKA: LAND ROUTE TO VANNI REOPENS: Il 9 dicembre, un convoglio sotto la protezione del CICR, ha attraversato un nuovo check-point aperto a Vanni. Il convoglio trasportava 42 pazienti dimessi feriti nel bombardamento della chiesa di Madhu, un impiegato del Dipartimento dell'Istruzione, lo staff del CICR, quattro autocarri carichi di medicine, questionari per studenti, teli di plastica dell'UNHCR e 300 sacchi di posta. AFGHANISTAN: IL CICR APRE UN CENTRO ORTOPEDICO A GULBAHAR: Il CICR ha aperto un centro ortopedico a Gulbahar, a 80 chilometri a nord di Kabul, per il trattamento delle vittime delle mine antiuomo e i feriti dei conflitti nelle provincie nord-est dell'Afghanistan. SIRIA: L'ARTE AL SERVIZIO DELL'UMANITA': Una mostra d'arte si è tenuta dal 17 ottobre al 4 novembre presso la delegazione CICR di Damasco, che ha anche organizzato una serie di eventi per rimarcare il 50° anniversario delle Convenzioni di Ginevra. GAMBIA: IMPLEMENTAZIONE DEL DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO: Dal 30 novembre al primo dicembre, in cooperazione con la Società di Mezzaluna Rossa del Gambia ed il Dipartimento di Stato per la Giustizia, il CICR ha tenuto un seminario - il primo di questo genere in Gambia - sull'implementazione del diritto umanitario. ------------- 4 ------------- "Diritto internazionale umanitario: Persino in guerra ci sono dei limiti" Conferenza del Dott. Cornelio Sommaruga, Presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa Sanremo, 22 novembre 1999 Amici italiani, negli ultimi mesi al di là delle vostre sponde, avete visto scatenarsi la guerra con tutti i suoi orrori, che avevamo creduto finita per sempre. Degli aerei militari carichi di bombe sono decollati dai vostri campi d'aviazione diretti su bersagli situati non lontano dalle vostre coste e dalle vostre città. Per settimane interminabili gli Stati della NATO hanno fatto uso della forza in aree a voi sì vicine, per mettere fine ai massacri e ad una politica d'esclusione così selvaggia da far pensare al genocidio. Siete stati dunque testimoni della guerra ed avrete certamente pregato, come hanno fatto centinaia di uomini, donne e bambini a qualche miglio da voi, affinché questo scatenarsi di forza, di violenza militare si limitasse allo stretto necessario. Avrete senz'altro pregato, come ho fatto anch'io, che il temporale non diventi uragano. I drammatici eventi della primavera 1999 hanno dunque sottolineato la necessità di disciplinare l'uso della forza militare ed hanno messo in risalto l'attualità delle commemorazioni del 12 agosto, quando il Comitato internazionale della Croce Rossa, la Croce Rossa italiana e l'intera comunità internazionale hanno ricordato il 50° anniversario delle Convenzioni di Ginevra. Queste Convenzioni -un trattato davvero universale che conta oggi 188 Stati firmatari, tra i quali sin dall'inizio, l'Italia- sono state concepite all'indomani di un cataclisma umano senza precedenti proprio per limitare al massimo l'uso della forza in quella esplosione di violenza chiamata comunemente guerra. Per i delegati che assistevano alla Conferenza diplomatica conclusasi il 12 agosto 1949, le tre Convenzioni di Ginevra "riscritte", -vi era stato, infatti, aggiunto l'articolo 3 comune, che da solo proibisce la maggior parte degli atti di violenza commessi in un conflitto anche non internazionale- vale a dire la Convenzione del 1864 (relativa ai feriti sui campi di battaglia), quella del 1906 (sulla guerra in mare), quella del 1929 (sui prigionieri di guerra) e la nuova quarta Convenzione (sulle popolazioni civili) dovevano costituire la barriera invalicabile tra l'umanità e la sua negazione. Il principio che è stato applicato nel 1949 era lo stesso che si era affermato, nella Seconda Guerra d'Indipendenza d'Italia sul campo di battaglia di Solferino nel 1859, vale a dire che coloro i quali non sono in grado di combattere non devono essere molestati da quelli che invece lo sono ancora. Le idee di Henry Dunant, e dei primi pensatori di quella che sarebbe diventata la Croce Rossa, riflettevano la realtà del loro tempo, vale a dire di un'epoca in cui si seguiva uno schema di guerra comunemente definita clausewitziana: cent'anni fa, almeno in Europa, la guerra si svolgeva su un campo di battaglia ben delimitato nello spazio e nel tempo, sul quale si muovevano migliaia di uomini, ognuno impegnato a sconfiggere il nemico secondo dei parametri di vittoria o sconfitta ben precisi. Successivamente si è dovuto colmare un vuoto giuridico, in particolare per meglio definire gli attributi della persona vulnerabile, quando le nuove tecnologie e l'affermarsi di politiche inumane hanno fornito alla forza militare un potere di distruzione fin allora ineguagliato. Nel 1949, come oggi, tra le persone vulnerabili, che bisogna assolutamente proteggere dagli orrori della guerra, vi sono prima di tutto i civili, ovverosia quelle persone che, secondo l'articolo 15 della IVa Convenzione, "non partecipano alle ostilità e non effettuano nessun lavoro di carattere militare...". È per questo che dal 1949 il CICR si adopera affinché questa distinzione fondamentale diventi parte integrante delle norme di condotta del combattente. Abbiamo dovuto rassicurare alcuni Stati, precisando che il diritto umanitario non interferiva con le loro scelte politiche né rimetteva in discussione i vantaggi ed i diritti della sovranità nazionale, soprattutto quando si trattava di conflitti interni come quelli che continuano a divampare nelle zone più remote del pianeta per venire a seminare il dolore fino alle porte dell'Europa. E, nonostante l'adesione certo significativa di 147 paesi al secondo Protocollo aggiuntivo delle Convenzioni di Ginevra (è soprattutto di questo testo che si tratta), gran parte del lavoro della nostra istituzione consiste, ogni giorno, nel ricordare -o insegnare- ai vari combattenti di questo fine secolo, quali sono i loro doveri nei confronti di quelli che non fanno la guerra. Ed in questo contesto l'articolo 3 comune alle quattro Convenzioni, già ricordatato, è d'importanza capitale. Da cinquant'anni le Convenzioni hanno permesso di contenere molta sofferenza, ma non hanno potuto evitare milioni di persone di diventare vittime delle guerre che hanno devastato il nostro pianeta. Siamo forse noi, organizzazioni umanitarie, che siamo falliti nella nostra impresa? Spesso ci chiedono: "Non potreste darci qualche esempio positivo, dirci quando le Convenzioni di Ginevra hanno funzionato?" Non è possibile rispondere con precisione a questa domanda pur tanto importante. È chiaro che i media possono fare servizi e riferire sui massacri e le Srebrenica perpetrati intorno a noi. Non solo essi possono, ma devono farlo. Ma come si può fare servizi e riferire su un massacro non avvenuto sull'orrore non commesso. Ciò è impossibile; possiamo soltanto sperare che lo spirito umanitario e di responsabilità verso l'essere umano, lo spirito che ha trovato la sua espressione nel diritto e che è riconosciuto in tutto il mondo con il titolo di Convenzioni di Ginevra, abbia, in varie occasioni, fermato la mano che reggeva l'arma. È vero, è difficile essere l'avvocato di un diritto che diventa apparente soltanto quando viene schernito. Ma evidentemente il diritto di Ginevra, che contiene il mandato del CICR, è un punto di riferimento importante ed una base per giustificare l'intervento costante della mia istituzione per esigere il rispetto dei principi umanitari fondamentali. Esiste, comunque, un altro criterio per valutare l'importanza delle Convenzioni di Ginevra per le società del nostro tempo: è la pertinenza loro riconosciuta dalle nazioni odierne. A questo proposito, ho personalmente salutato a Roma nel 1998, la creazione di una Corte Penale Internazionale. Mi sono particolarmente compiaciuto della creazione di questa Corte, in quanto essa poggia sulle Convenzioni di Ginevra ed è l'espressione di una volontà quasi universale di porre fine all'impunità di cui sembravano godere coloro che commettevano atti riprensibili. A me pare che quanto è stato fatto a Roma e quanto si sta completando a New York sia estremamente importante perché sottolinea la volontà degli Stati, essi stessi spinti dall'impegno dell'opinione pubblica dei rispettivi paesi, di preservare, nei limiti del possibile, il secolo futuro dall'orrore che ha insanguinato il secolo che volge alla fine. È facile capire come dietro la Corte Penale Internazionale e la giurisprudenza nazionale ci sia il diritto e noi dobbiamo far sì che questo diritto sia il più umanitario, il più umano possibile. A questo proposito, le Convenzioni di Ginevra rappresentano una pietra miliare nell'evoluzione della società umana. Dobbiamo ricordarcene e fare in modo che lo spirito umanitario che fu all'origine di quest'opera continui a guidarci nei secoli a venire. Sono valori etici che hanno ispirato il legislatore internazionale; valori etici che emanano da tutte le civiltà e religioni. È proprio quanto abbiamo voluto esprimere il 26 giugno scorso con la fiaccolata da Solferino a Castiglione -lo stesso percorso fatto da Henry Dunant con i feriti della battaglia 140 anni fa- quando 3.000 aderenti alla Croce Rossa italiana e stranieri hanno ricordato i principi di umanità, indipendenza, neutralità ed imparzialità, nati proprio a Castiglione delle Stivere, proclamando "Anche la guerra ha i suoi limiti". Ed è quanto è stato fatto a Ginevra il 12 agosto quando un gruppo di 14 personalità le più diverse, con in testa il Segretario generale dell'ONU, si sono riunite per firmare un appello solenne che chiede al mondo: - di rifiutare l'idea che la guerra è inevitabile e di lavorare senza esitazione a sradicarne le cause; - di chiedere a tutti coloro che sono implicati in conflitti armati ed a tutti coloro che sono in posizione di influenzare il corso di questi conflitti di fare in modo che i principi umanitari essenziali e le regole del diritto internazionale umanitario vengano rispettati; - di risparmiare ai civili l'agonia della guerra; - di incoraggiare relazioni tra i singoli cittadini, tra i popoli e le nazioni sulla base dei principi che hanno ispirato le Convenzioni di Ginevra e cioè il rispetto della dignità umana in ogni evenienza, compassione per quelli che soffrono e solidarietà. L'anniversario del 50mo delle Convenzioni di Ginevra ha anche dato lo spunto all'Istituto internazionale di diritto umanitario di Sanremo, di approfondire in una tavola rotonda, con la partecipazione di giuristi, militari e diplomatici eminenti, il rispetto di questo diritto. L'Istituto mantiene del resto un attività ad alto livello nel campo dell'insegnamento del diritto umanitario con i corsi per ufficiali sul diritto dei conflitti armati. È un compito estremamente importante che irradia il ruolo di Sanremo nell' "umanitario" in tutto il mondo e che il CICR intende sostenere anche in avvenire. * * * * * Detto questo lasciatemi parlarvi un momento del Comitato internazionale della Croce Rossa. Le sue 60delegazioni dimostrano che il CICR cerca di essere presente là dove i conflitti si manifestano in tutta la loro violenza devastatrice per opporle i valori umanitari. E' dunque sulla violenza che bisogna riflettere, perché soltanto se riusciamo a capire la sua natura più profonda, potremo contrastarla e trovare così un filo conduttore per le nostre azioni. Ed il diritto troppo spesso non riesce a contenerla. E' proprio della violenza di cercare di schiacciare tutti quelli che le si oppongono. Essa si serve di mezzi esterni quali, per esempio, la forza delle armi e la prigione o può anche servirsi della stessa vittima, come nel caso della tortura, che degrada il corpo della vittima fino a farne, contro la volontà di quest'ultima, l'alleato del seviziatore. Così facendo, la violenza non tollera regole. Il suo unico scopo è schiacciare quello che essa percepisce come un oppositore per impedire che l'aggressore possa essere schiacciato a sua volta. E per questo tutti i mezzi sono buoni. A questo totalitarismo della violenza, che trasforma la vittima in oggetto, il CICR oppone il gesto umanitario, il solo che possa restituire alla vittima la sua individualità, la sua personalità e la sua dignità umana, che possa ridarle speranza o, nel peggiore dei casi, salvaguardarne la memoria. Concentrandosi così sulla vittima e sui suoi bisogni più immediati, l'azione del CICR è diretta. La vittima della violenza e del conflitto è e deve rimanere sempre il punto focale di qualsiasi azione, e l'obiettivo principale deve essere quello di confortarla nella sua sofferenza fisica e morale. Per quanto semplice possa sembrare, quest'obiettivo impone a volte delle scelte che comportano serie conseguenze, quando è la sorte di diversi gruppi di vittime che è in gioco. In tali momenti è possibile, se non addirittura inevitabile, che si commettano degli errori. In questo contesto; il CICR si è rammaricato e si rammarica ancora per le omissioni, forse gli sbagli, commessi durante la IIaGuerra Mondiale, in particolare in relazione all'olocausto. Debolezza ed errori forse, ma complicità mai. Il gesto umanitario deve essere prima di tutto spontaneo. Il CICR è chiamato ad essere vigilante dinanzi alla sofferenza delle vittime e di soccorrerle non appena possibile. Non saranno tollerate né attese, né tergiversazioni. Le vittime non possono aspettare. La spontaneità va di pari passo con l'indipendenza del gesto umanitario. Un atto che dipenda da qualcos'altro non può essere spontaneo. Il CICR deve essere nei fatti e soprattutto deve essere percepito da tutte le parti in conflitto come un'istituzione completamente indipendente da qualsiasi Stato o gruppo politico. La firma dell'accordo di sede con la Confederazione Svizzera del 1993 ha consacrato questo bisogno profondo d'indipendenza del CICR anche nei confronti delle autorità del Paese di cui portiamo la nazionalità e che è stato la nostra culla. Il CICR si propone, inoltre, di agire in modo imparziale. L'atto umanitario è destinato a tutte le vittime di un conflitto armato, senza distinzioni. Al di là delle divisioni che la ragione o la società hanno stabilito per i propri scopi, quali quelle basate sulla razza, sul sesso, sulla religione e sulla nazionalità, noi esseri umani "siamo tutti fratelli". Il dolore delle vittime ci proibisce di piegarci a categorie artificiali. Soltanto il criterio dell'urgenza ci guiderà nella scelta dei nostri interventi. Affinché questo gesto umanitario sia possibile, affinché esso sia efficace nel contesto del conflitto, esso deve essere rigorosamente neutro, per quanto difficile ciò possa essere dinanzi agli eccessi della violenza. La neutralità è uno dei principi fondamentali della Croce Rossa e per il Comitato internazionale è un dovere assoluto. La stretta osservanza del principio di neutralità da parte del CICR ha lo scopo di mantenere un rapporto di fiducia con tutte le parti ad un conflitto, in modo di poter andare dappertutto, in particolare nelle prigioni di tutti i governi e -in situazioni di guerra civile- anche in quelle degli insorti. E' indubbio che all'origine vi sia stata una relazione particolare tra la neutralità svizzera e quella del CICR. Se il messaggio della Croce Rossa à stato ben accolto nel secolo scorso e le Convenzioni di Ginevra rapidamente firmate dalle più grandi potenze dell'epoca, è perché veniva da Ginevra e Ginevra era in paese neutro. La mononazionalità del CICR si spiega anche, parzialmente, dalla storia. Ma attenzione di non spingere eccessivamente questo rapporto delle due neutralità. Esse hanno un senso ben diverso. La Svizzera ha scelto e praticato la neutralità per proprio interesse, quale mezzo per mantenere la propria indipendenza e la sua unità. Il CICR invece non ha interessi propri da difendere, la sua esistenza non é una finalità del Comitato, il CICR è neutro nell'interesse delle vittime. Ed è anche nell'interesse delle vittime che l'istituzione difende la sua indipendenza! La neutralità del CICR -insisto su questo principio fondamentale- non è solo materiale per offrire la protezione e l'assistenza a tutte le vittime, per poterle ovunque raggiungere; è anche un principio morale: gli Statuti dicono chiaramente che il CICR "si astiene dal partecipare a controversie di carattere politico, razziale, ideologico e religioso". Il CICR non porta giudizio sui comportamenti che osserva e -salvo in casi eccezionalmente gravi ed a condizioni ben precise-, non ricorre alla denuncia pubblica. Il nostro emblema comune, la croce rossa che è entrata nel diritto internazionale nel 1864 come simbolo protettore, è da più di un secolo oggetto di controversie perché considerato un emblema del cristianesimo. Eppure -e qui gli sforzi di divulgazione non devono mai affievolirsi- alla Conferenza di Ginevra del 1864 furono dei diplomatici stranieri a suggerire di invertire i colori della bandiera svizzera, insistendo che la neutralizzazione del ferito poteva anche essere garantita dalla croce segnata col proprio sangue su un drappo bianco. Dobbiamo difendere e far rispettare con tutti i mezzi l'emblema della Croce Rossa, come pure quello della Mezzaluna Rossa. Ogni banalizzione è pericolosa! Lasciatemi menzionare una sfida che ci confronta con sempre maggiore intensità. Si tratta del fatto che certi Stati considerano la vendita di armi come un modo di creare posti di lavoro, o di finanziare lo sviluppo dei loro armamenti. E' molto difficile per il CICR piegare la volontà di uno Stato che ha una visione puramente commerciale del traffico d'armi. Mi sembra però legittimo chiedersi: dove sono finiti i valori etici spesso invocati come fondamenti della nostra civiltà? Il problema oggi preoccupante è quello dell'enorme disponibilità di armi leggere sul campo, in mano ad ogni genere di persone, specialmente ad individui che non fanno parte di formazioni militari regolari. Sono queste armi (mitra di ogni genere) che uccidono oggi. Le violazioni delle regole del diritto umanitario sono innumerevoli. E' per questo che il CICR si è proposto di sensibilizzare i governi del mondo intero sul problema dal trasferimento di queste armi leggere e sulle loro conseguenze. Il nostro studio sulla disponibilità di armi e le conseguenze sulla popolazione civile, pubblicato all'inizio di luglio, tende appunto, sulla base di dati empirici, a sensibilizzare gli Stati. Ma vogliamo operare sulla base dell'articolo1 comune alle quattro Convenzioni di Ginevra, che invita gli Stati, non solo a rispettare, ma anche a far rispettare le disposizioni del diritto umanitario. Si tratta certo di un problema delicato che non tocca solo il trasferimento legale di armi, ma che deve anche portare ad una più seria riflessione sul traffico illecito di queste armi. I tempi cambiano ed i bisogni si spostano: dando prova di coraggio ed immaginazione, la Croce Rossa deve adeguare continuamente la sua azione alle esigenze del momento. In un mondo in cui l'azione politica mirante a prevenire o a risolvere le crisi è di gran lunga insufficiente ed in cui l'intervento militare non contribuisce ad aumentare la tolleranza, il ruolo del Movimento della Croce Rossa diventa indispensabile. Certamente indispensabile negl'interventi d'urgenza e nella ricostruzione, ma anche nell'azione di prevenzione: lottando attivamente contro ogni forma di odio e di fanatismo, contro il razzismo e l'esclusione. Ma possiamo fare di più, tanto a livello internazionale che nazionale per promuovere questo valore della tolleranza, il solo che possa risparmiare domani all'umanità delle disgrazie ancora più grandi. Perché la tolleranza -che è testimonianza di coraggio- implica l'adesione a delle norme di civiltà e di cultura, ad un'arte di vivere, ad una convivialità vissuta quotidianamente, con dei principi riconosciuti ed accettati, basati sull'ascolto e sul dialogo. Vi ho parlato di alcune sfide umanitarie a cui siamo confrontati: per la Croce Rossa la situazione odierna richiede compassione, azione e riflessione, ma soprattutto responsabilità. All'epoca della globalizzazione dell'economia, il mio appello è quello di globalizzazione della responsabilità: responsabilità verso l'umanità, l'humanité! In tedesco direi "mehr Menschlichkeit für die Menschheit". Responsabilità in particolare per il diritto internazionale umanitario, uno straordinario patrimonio dell'umanità, ratificato da 188 Stati, che deve essere rispettato! Globalizzazione della responsabilità significa per me coscienza delle responsabilità individuali, responsabilità per il nostro mondo, responsabilità per il mondo. Tutte queste responsabilità fanno un tutto, indivisibile. Dobbiamo tutti agire con la testa sulle spalle, consapevoli che responsabilità significa rispondere delle nostre azioni davanti alla società. "Chacun est responsable de tout devant tous" scriveva Dostoïevski. E' particolarmente valido per la Croce Rossa. Henry Dunant proprio 140anni fa, a Castiglione, dopo la Battaglia di Solferino, ha preso la sua responsabilità ed ha avuto compassione, agito e riflettuto. E nel suo "Souvenir de Solferino" incitando ad un accordo internazionale per la neutralizzazione dei feriti e dei loro soccorritori, Henry Dunant -come aveva del resto fatto il Palasciano poco prima- aveva chiaramente lasciato intendere che "anche la guerra ha i suoi limiti". |