30 GENNAIO 2000 nr. 47 Notiziario a cura del Museo Internazionale Croce Rossa Castiglione delle Stiviere (MN) ----------------------------------------------------------------------------------
1- ICRCNEWS nr.1 del 20 gennaio 2000 - Traduzione di Roberto Arnò 2- ICRCNEWS nr.2 del 27 gennaio 2000 - Traduzione di Roberto Arnò 3- <Jacob Kellengerger a capo del CICR> articolo di Antoine Maurice apparso sulla Tribune de Genève il 22 dicembre 1999 - Inviatoci da Bianca Dompieri di Ginevra e tradotto da Alessandra Sorrenti 4- <Riflessione sul carattere universale del Movimento di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa e sul carattere universale del Diritto Internazionale Umanitario> del Prof.Paolo Benvenuti - Palermo il 7/8 gennaio 2000. Trasmessoci da Annarita Roccaldo 5- <Le voci della guerra - Appello solenne del CICR> 12 agosto 1999 - Tradotto da Luigi Micco (come pure tutti gli articoli del Caffè Dunant nr.46) 6- Convegno 2000 S.I.P.B.C. <Norme e danneggiamenti ai beni culturali 7-8-9 aprile 2000 - Comunicatoci da Isidoro Palumbo
-------------------- 1 -------------------- ICRC NEWS 01 Giovedi 20 gennaio 2000 SOMMARIO RUANDA / CONGO-KINSHASA: PRIGIONIERI DI GUERRA RUANDESI RIMPATRIATI DAL CICR: Otto membri dell'Esercito Patriottico Ruandese (RPA) detenuti a Kinshasa in connessione al conflitto nella Repubblica Democratica del Congo sono stati rimpatriati il 14 gennaio dal Comitato internazionale della Croce-Rossa per ragioni di ordine medico. YUGOSLAVIA: GLI OSPEDALI VENGONO RIMESSI IN GRADO DI FUNZIONARE: Sono iniziati questa settimana i lavori di ricostruzione del Centro per la tubercolosi e le malattie polmonari dei bambini presso l'ospedale Draghisa di Belgrado. Il centro, che conta 100 posti letto, era stato gravemente danneggiato nel corso della campagna aerea della NATO lo scorso anno. -------------------- 2 -------------------- ICRC NEWS 02 Giovedi 27 gennaio 2000 Egitto Attuazione del diritto E' stato istituito un comitato che assista il Governo egiziano sulle misure di attuazione del diritto internazionale umanitario e sul modo per far si che le sue regole siano meglio conosciute. Il comitato é stato istituito il 23 gennaio tramite decreto del Primo Ministro. Ne faranno parte funzionari dei Ministeri della Giustizia, degli Affari esteri, della Difesa, dell'Interno e dell'Educazione superiore. Vi saranno rappresentati anche la Mezzaluna-Rossa Egiziana e la Delegazione CICR del Cairo. Le Convenzioni di Ginevra, i loro due Protocolli Aggiuntivi e gli altri trattati internazionali che costituiscono il diritto internazionale umanitario prevedono delle misure volte ad impedire le sofferenze inutili ed a salvaguardare la dignità umana in tempo di conflitto armato. Il comitato studierà i modi per diffondere queste disposizioni e di favorirne l'attuazione. Proporrà inoltre degli strumenti volti ad migliorare la formazione di chi ha il compito di promuovere il diritto e per rendere più agevole lo scambio di informazioni tra le organizzazioni impegnate in questo sforzo. IL Ministero della Giustizia fornirà il supporto finanziario, tecnico e di segreteria al comitato e darà seguito alle sue raccomandazioni. Il Ministero creerà anche una unità di documentazione e informazione per la raccolta delle leggi e dei regolamenti - tanto locali quanto esteri - concernenti questo ramo del diritto. La creazione del comitato rappresenta un passo importante per l'introduzione del diritto umanitario all'interno dell'ordinamento giuridico egiziano, come anche per una crescente consapevolezza nei confronti delle sue disposizioni presso gli agenti dello Stato ed il pubblico. E' il frutto della stretta collaborazione tra il CICR, la Mezzaluna-Rossa Egiziana ed il Ministero della Giustizia. Quest'ultimo ha presieduto una conferenza regionale degli Stati Arabi in novembre allo scopo di celebrare il 50esimo annivarsario delle Convenzioni di Ginevra. La "Dichiarazione del Cairo", alla quale si é arrivati al termine della Conferenza, raccomanda l'istituzione negli Stati Arabi di comitati nazionali per promuovere la la conoscenza ed il rispetto del diritto internazionale umanitario. -------------------- 3 -------------------- TRIBUNE DE GENEVE Mercoledì 22 dicembre 1999 Jakob Kellenberger a capo del CICR Croce Rossa Il capo dei negoziatori bilaterali cambia incarico. di Antoine Maurice A 55 anni giusti, Jakob Kellenberger, che accede al posto elveticamente agognato di presidente del CICR, ha svolto tutto molto alacremente. Alacremente nel senso di un uomo sollecito. Infatti, sotto un aspetto calmo e padrone di sé, la barba nasconde un viso piuttosto affilato. E' un FGV, un funzionario a grande velocità. Velocità e accelerazione a partire dal momento in cui diventa Segretario di Stato nel 1992, vent'anni dopo il suo ingresso al Dipartimento degli affari Esteri, e capo dei negoziatori bilaterali, quando la Svizzera si immerge nel triste momento di suspense europea. Questa svolta europea della sua carriera non ha certo sorpreso il segretario di Stato. Nel bel mezzo di un mondo in decostruzione perpetua, dà l'impressione di essere poco colpito dall'inatteso. Nell'alta amministrazione federale, lo scompiglio degli avvenimenti unito alla modestia della carica - che è la regola di comportamento di questa corporazione, più ancora che tra i diplomatici - non impedisce mai l'ambizione né la valutazione e il giudizio rapido dei concorrenti allineati sulla pista. Nella sua condizione di segretario generale, Jakob Kellenberger ha dovuto dare prova di isolamento e quindi di carattere. Isolamento in rapporto all'opinione pubblica e ai media, che non gli hanno mai concesso nulla. Era l'epoca in cui gli Svizzeri si compiangevano per la loro incapacità, quella che il consigliere nazionale Frei chiama con vena maligna autoflagellazione. Anche isolamento del negoziatore rispetto ai suoi superiori. Un Consiglio federale sempre meno unito e leale nell'appoggio ai propri collaboratori. "Se si vince è per merito mio, se si perde è per colpa vostra", questa sembrava essere la parola d'ordine del governo. Inoltre, il suo diretto superiore agli Affari esteri, Flavio Cotti, non era noto per l'appoggio alle sue truppe. Alle sue qualità di pattinatore sul ghiaccio sottile, Kellenberger unisce una passione smoderata per la cultura e in particolare per la grande letteratura spagnola. Come sua moglie, ormai insegna spagnolo a Ginevra, ha ottenuto un dottorato in letteratura spagnola e svolto parte dei suoi studi all'Università di Madrid. La sua perfetta conoscenza della lingua lo porta, come il suo predecessore Sommaruga, vicino al mondo ispanico e latino. Nato ad Appenzell, questo servitore della Confederazione sembra un cosmopolita disponibile senza untuosità, sorridente senza effusione, buon analista senza passione politica apparente, più a suo agio a dipanare questioni diplomatiche che nelle occasioni mondane che lo accompagnano e ,per lui, affari ben distinti. Un diplomatico sul campo Cornelio Sommaruga e Jakob Kellenberger hanno ricevuto ieri la stampa per sottolineare il passaggio di consegne alla guida del Comitato Internazionale di Croce Rossa (CICR). IL nuovo presidente del CICR ha posto l'accento sull'efficacia, il dialogo con i collaboratori e la presenza sul campo. A partire dal 1 gennaio l'ex segretario di Stato agli affari Esteri vuole recarsi nelle capitali dei principali paesi donatori. Allo stesso tempo Jakob Kellenberger si dichiara disposto a effettuare missioni sul posto se casi urgenti lo richiedono. Visita delle delegazioni Da tre mesi Jakob Kellenberger ha potuto familiarizzare con l'istituzione, soprattutto con visite alle delegazioni in Afganistan, Ruanda, Uganda e Colombia. Si dichiara impressionato per la ricchezza delle attività del CICR sul posto, la professionalità, il coraggio e la motivazione dei delegati. Dice di essere felice di mettersi "al servizio di una istituzione che si caratterizza per la sua azione e non per le dichiarazioni di intenti". D'altra parte, Jakob Kellenberger afferma di voler tornare sul posto tutte le volte che sarà necessario. "Mi preme contribuire a un CICR sicuro di sé e con identità e personalità forti". Pugno di ferro in un guanto di velluto? " Questa definizione non è così male " ammette il nuovo presidente. -------------------- 4 --------------------
PARLAMENTARI PER IL GIUBILEO - CONVEGNO INTERNAZIONALE "DOV'E' TUO FRATELLO? I DIRITTI DELL'UOMO NELL'ANNO DEL GIUBILEO Palermo 7-8 gennaio 2000, Teatro Politeama RIFLESSIONE SUL CARATTERE UNIVERSALE DEL MOVIMENTO DI CROCE ROSSA E MEZZALUNA ROSSA E SUL CARATTERE UNIVERSALE DEL DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO di Paolo Benvenuti Professore ordinario di Diritto internazionale nell'Università di Firenze e Presidente della Commissione Nazionale CRI per la diffusione del Diritto internazionale umanitario A nome della Croce Rossa Italiana ringrazio dell'invito a partecipare a questo Convegno internazionale "Dov'è tuo fratello? I Diritti dell'uomo nell'anno del Giubileo", organizzato dall' Intergruppo Parlamentare per il Giubileo. Si tratta di un incontro focalizzato sul valore universale dei diritti dell'uomo e sul rapporto fra culture, sul significato dei diritti dell'uomo in un mondo sempre più caratterizzato dalle forze della mondializzazione. Sono particolarmente contento perché la tematica appare proposta secondo una prospettiva che è di specifico interesse per il Movimento internazionale di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa, del quale la Croce Rossa italiana è dalle origini parte attiva importante. Il Movimento di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa nasce infatti sotto il segno della universalità del rispetto e della protezione della persona umana, anzitutto nelle situazioni più difficili dell'emergenza, dei conflitti armati. Croce Rossa e Mezzaluna Rossa sono due simboli affiancati da 130 anni nella tutela della persona umana: sono uniti da quando, nel 1868, nacque la Società nazionale di soccorso della Turchia (il simbolo protettivo della Mezzaluna Rossa fu utilizzato per la prima volta nel 1876 in occasione della guerra fra Russia e Turchia). Ed il Movimento già oltre 120 anni orsono si estendeva alle culture asiatiche dell'estremo oriente: è del 1877 la nascita della Società di soccorso del Giappone che fece proprio il simbolo della Croce Rossa: senza difficoltà, poiché il simbolo di Croce Rossa, come quello di Mezzaluna Rossa, non ha una valenza religiosa o particolaristica; significa solamente riepetto e protezione per la vittima. Attualmente sono circa 180 le Società nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa ed esse esprimono tutti i popoli del mondo, 110 milioni sono i volontari attivi sotto lo stesso segno, sotto gli stessi principi: l'umanità anzitutto e quindi, a seguire, l'imparzialità, la neutralità, l'indipendenza, il volontariato, l'unità, e l'universalità per l'appunto . Le componenti di questo movimento si riuniscono ogni quattro anni nella Conferenza Internazionale, dove si incontrano oltre alle Società nazionali e alla loro Federazione, al Comitato Internazionale di Ginevra, anche i 188 Stati parte delle Convenzione del 1949 sulla protezione delle vittime dei conflitti armati. La Conferenza Internazionale è dunque un vero e proprio Parlamento universale dell'umanitario, una sorta di ONU dell'umanitario, dove è possibile riconoscersi, pur nella appartenenza a diverse scuole di pensiero e a diversi continenti culturali, in valori comuni e in prospettive nuove di tutela che l'evoluzione delle relazioni sociali richiede. Il Movimento di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa si è sviluppato in parallelo, anzi legato a doppio filo con il diritto internazionale umanitario, sistema di regole che pure fin dalle sue origini si è posto con una vocazione profondamente universale: il diritto internazionale umanitario nel porre principi e regole a protezione delle vittime (feriti, malati, naufraghi, prigionieri e detenuti, civili coinvolti nel conflitto) non conosce quella regionalizzazione che possiamo riscontrare invece per i diritti dell'uomo. Il Movimento di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa, e in particolare il Comitato di Ginevra, ne è il custode discreto ai sensi dello stesso diritto internazionale umanitario consuetudinario e pattizio. Tutti si riconoscono in questo sistema di principi e regole, del resto sistema estremamente ricco e articolato: le quattro Convenzioni di Ginevra con i due Protocolli aggiuntivi del 1977 - che costituiscono il cuore del sistema protettivo - sono un complesso di ben 532 disposizioni. Questa intrinseca universalità del diritto umanitario si è realizzata probabilmente, a prescindere dalla forza intrinseca dei principi, grazie a un approccio metodologico che è capace di accomunare più di ogni altro. Si tratta di quell'approccio evidenziato già in occasione della adozione della Convenzione di Ginevra del 1864: l'attenzione è portata direttamente sulla persona umana che soffre, sulla vittima del conflitto armato e allora la risposta diventa immediata, uniforme, universale come lo fu nel 1859 la risposta delle Donne di Castiglione delle Stiviere in occasione della battaglia di San Martino e Solferino, che vagavano sul campo di battaglia alla ricerca del fratello sofferente, senza distinzione di casacca. "Siamo tutti fratelli": così si conclude il volume di Henry Dunant, Un Souvenir de Solferino. Con questo tipo di approccio metodologico, le particolarità, le differenze culturali, politiche e religiose si attenuano molto, se non forse scompaiono, così che rimane la pura sostanza che è patrimonio di tutti gli uomini. Perché non provare a estendere questo approccio metodologico del diritto internazionale umanitario anche al campo dei diritti dell'uomo più in generale? E dunque i principi che esprime il diritto internazionale umanitario sono gli stessi del Movimento di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa. Il diritto internazionale umanitario fa perno sul principio fondamentale di umanità, sull'imparzialità nel soccorso alle vittime, sulla neutralità rispetto alla parti in conflitto, sull'indipendenza degli organismi posti a protezione delle vittime, sul volontariato e l'universalità, questi ultimi principi evidenti nel settore importante delle regole che disciplinano l'assistenza, il soccorso alle vittime. Allora è un dato di fatto che, e se ne capisce perché, tutti i popoli vedono nel diritto internazionale umanitario, oggi come ieri, una espressione dei propri principi e delle proprie migliori tradizioni: anzi, talvolta ognuno cerca di dimostrare la priorità del proprio contributo dato allo sviluppo dei principi e delle regole del diritto internazionale umanitario. Una gara nella quale noi italiani ricordiamo la testimonianza del medico Ferdinando Palasciano in occasione dell'assedio di Messina del 1848 o quella delle donne di Castiglione, gli svizzeri ricordano ovviamente il ruolo importante di Henry Dunant, gli inglesi ricordano la silenziosa testimonianza di Florence Nightingale nel corso della guerra di Crimea del 1856. Altri risalgono poi a tempi ben antichi: la Cina ricorda gli scritti di Sun Tzu su L'Arte della guerra (500 anni a.C.) dove si rileva che il principio di umanità implica importanti adempimenti durante il conflitto armato; l'India ricorda il Codice Manu (Manava-dharma-sastra) elaborato tra il 200 a.C. e il 200 d.C. che pure si richama alla protezione delle vittime della guerra. Gli specialisti africani di diritto internazionale umanitario (cfr. Diallo Y., African Traditions and Humanitarian Law) non mancano di richiamare la corrispondenza fra certe regole attuali del diritto internazionale umanitario con varie consuetudini africane precoloniali. I popoli musulmani poi ritengono che i principi di diritto internazionale umanitario vigenti hanno un riscontro nei principi fondamentali del sistema giuridico islamico enucleati nella Sacra Scrittura e ripresi nella Sunna: giustizia, uguaglianza, consultazione democratica, rispetto degli impegni, reciprocità; e che tali principi hanno conosciuto attraverso la Ijtihad (la deduzione ragionata dei giuristi) uno sviluppo, specificazione e aggiornamento che tenesse conto del mutato contesto storico, a partire dal VII secolo (610-632), nei tredici secoli che hanno preceduto le Convenzioni di Ginevra. Così, si afferma che il diritto islamico contenga una propria antica formulazione della clausola generale Martens che richiama al rispetto in ogni caso delle leggi dell'umanità e delle esigenze della coscienza pubblica. Tale formulazione sta sia nella Sacra Scrittura (seconda Sura, versetti 109 ss.), sia nelle istruzioni del Profeta alle sue truppe: non è permesso al fedele di trasgredire o anche solo di eccedere i limiti della giustizia e della equità e di cadere dunque nella tirannia e nell'oppressione. Il diritto umanitario tradizionale islamico, quale espresso anche dalla deduzione ragionata dei giuristi, afferma il diritto della persona alla propria dignità e integrità, proibisce le mutilazioni, la tortura, i trattamenti disumani e degradanti: in proposito si è soliti ricordare il detto del Profeta quando gli fu proposto di mutilare i catturati come misura di reciprocità; Egli ordinò: "non mutilate mai, neppure un cane". Ugualmente il diritto islamico pone tradizionalmente limiti precisi quanto ai metodi di combattimento e si potrebbe continuare a lungo (Cfr. Hamed Sultan, The Islamic Concept of International Humanitarian law). Su questi principi e regole non c'è dubbio che per molti secoli, dal VII secolo in poi, vi è stato un fitto interscambio, se non una convergenza tra il mondo musulmano e il mondo cristiano: le relazione fra i due mondi era sì anche conflittuale, ma in grande misura anche di relazioni di coooperazione commerciale, scientifica, culturale: potrebbe essere interessante studiare sotto questo profilo di interscambio e convergenza, magari le storie arabe e cristiane, riportate nei poemi storici dell'una e dell'altra parte. Ma è uno scambio che non credo si sia mai del tutto interrotto, neanche dopo il XV secolo. Forse, e qui concludo, bisognerebbe oggi ritornare sullo studio del diritto internazionale umanitario anche in una prospettiva storica, per svelarlo come frutto di incontri e di percorsi convergenti: ritengo che questo sia un utilissimo esercizio per far crescere la fiducia reciproca fra mondi culturali, per riscoprire le radici comuni pur nelle diversità. Questo è anzi un compito che è nei programmi della Croce Rossa di Sicilia e di Palermo, che già porta avanti una importante attività fatta di reciproca comprensione, di rispetto reciproco, di compartecipazione che coinvolge le varie comunità straniere presenti sul territorio, attraverso il Progetto "L'Isola" - "Al-Giazirah": questo Progetto propone tramite l'attuazione di servizi di tipo socio-educativo, formativo e informativo destinato ai minori stranieri e alle loro famiglie portatori di valori e culture, lo sviluppo di queste risorse fondamentali per un equilibrato sviluppo socio-educativo e individuale. -------------------- 5 -------------------- Appello lanciato in occasione delle celebrazioni del 50° Anniversario delle Convenzioni di Ginevra del 1949 LE VOCI DELLA GUERRA: APPELLO SOLENNE Le Convenzioni di Ginevra, universalmente riconosciute, sono state adottate in questa città 50 anni fa oggi. Gli Stati proclamarono allora il loro rifiuto a veder ripetere gli orrori senza precedenti della Seconda Guerra Mondiale. Da allora, queste Convenzioni hanno risparmiato innumerevoli sofferenze, ma non hanno potuto impedire che milioni di vittime innocenti fossero schiacciate dai conflitti armati che dilaniano il nostro pianeta. Spesso beffate e violate, le Convenzioni di Ginevra e i principi che ne sono alla base, conservano tutto il loro valore e la loro attualità. Questa è l'opinione di migliaia di individui che, nel mondo, hanno sofferto per la guerra sulla propria pelle e nel proprio spirito. Uomini, donne e bambini, si sono espressi sulla loro esperienza, le loro preoccupazioni e le loro attese: queste sono le voci di guerra. Le loro speranze sono anche le nostre convinzioni. Riuniti a Ginevra, noi lanciamo ai cittadini, ai popoli e ai governi del mondo un Appello solenne. Noi chiediamo: - di rifiutare la fatalità della guerra e di lottare senza sosta contro le sue cause profonde; - di esigere da tutti coloro che sono impegnati nei conflitti armati e da tutti coloro che possono influenzare il loro corso, di assicurare il rispetto dei principi elementari umanitari e le regole del diritto internazionale umanitario; - di risparmiare ai civili le sofferenze della guerra; - di sviluppare le relazioni tra gli individui, i popoli e le nazioni sui fondamenti delle Convenzioni di Ginevra: - il rispetto della dignità umana in tutte le circostanze; - la compassione per coloro che soffrono; - la solidarietà. Noi siamo convinti che il disprezzo per questi principi costituisca il fermento della guerra e che il loro rispetto faciliti il ritorno alla pace. All'alba del nuovo millennio, impegnamoci tutti insieme per la loro difesa e apriamo la via della speranza alle nuove generazioni. Ginevra, 12 agosto 1999 -------------------- 6 -------------------- CONVEGNO 2000 S.I.P.B.C. "NORME DI PROTEZIONE DEI BENI CULTURALI. DANNI E DANNEGGIAMENTI AI BENI CULTURALI" Il Convegno annuale della Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali si svolgerà in Pitigliano (GR) da venerdì 7 a domenica 9 aprile 2000. Il giorno giovedì 6 aprile si terrà la riunione dei Rappresentanti della Lega Internazionale P.B.C. Il Convegno avrà il seguente programma: Venerdì 7 aprile 2000 La giornata inaugurale del Convegno si terrà a Viterbo, presso l'Aula Magna della Scuola Allievi Sottufficiali. Moderatore: Gen, Magg. Gen. Giorgio BLAIS Saluto del Comandante della Scuola Sottufficiali di Viterbo Magg. Gen. Paolo NOVELLI Saluto del Presidente della SIPBC Gen. Arturo MARCHEGGIANO Brig. Gen. Fabrizio FIORITA "Convenzione dell'Aja e Protocolli Aggiuntivi" Ten. Gen. Carlo JEAN "I Beni Culturali nei conflitti della ex Jugoslavia" Magg. Gen. Mauro DEL VECCHIO "L'impiego delle FFAA italiane nel Kosovo" Dott.ssa Anna Paola QUARGENTAN "Danni ai Beni Culturali in Kosovo" Saluto del Presidente della Lega Internazionale P.B.C. Dr. Gerhard SLADEK Ore 12.15 Chiusura dei lavori Sabato 8 aprile 2000 Pitigliano, Aula Conferenze della Banca di Credito Cooperativo. Moderatore: Dott. Ugo GENESIO Ore 09.00 Saluto del Direttore della Banca di Credito Cooperativo di Pitigliano, del Sindaco di Pitigliano e del Presidente SIPBC Saluto delle Delegazioni Estere Prof. Claudio SAPORETTI "Danneggiamenti ai Beni Culturali" S.E. Mons. Francesco MARCHISIANO "Beni della Chiesa, provvedimenti per la loro tutela" Prof.ssa Luciana Luisa PAPESCHI "Beni Culturali, Patrimonio dell'Umanità e aspetti psicologici dei danneggiamenti causati dall'uomo" Prof. Angelo BIONDI "Il simbolo dei Beni Culturali di Pitigliano" Interventi conclusivi Domenica 9 aprile 2000 Assemblea straordinaria della SIPBC che si effettuerà a Sovrana presso la Sala Conferenze dell'Hotel Scilla. Ore 09.00 Relazione del Presidente della SIPBC; Relazione del Segretario Generale con lettera del bilancio per l'approvazione; Votazioni per l'elezione dei 12 Membri del Consiglio Direttivo; Maggiori informazioni possono essere ottenute presso la Segreteria della SIPBC Via Tirso, 7, Loc. S. Lucia - 00053 Civitavecchia - tel. + fax 0766.29719. Prenotazioni entro il 15 marzo 2000. |